Novembre 2019
Caro diario,
la Valle d’Aosta, la regione delle grandi montagne, è molto nota pur essendo la regione più piccola d’Italia e anche quella con la minor superficie vitata, parliamo di circa 600 ettari. Nonostante le dimensioni, la sua storia vitivinicola affonda le radici in un passato remoto ed è la viticoltura più alta d’Europa, si arrivano a toccare i 1.200 m (con viti a piede franco), mentre la quota più bassa è intorno ai 400 m.Sono partito pieno di curiosità, non sapevo cosa aspettarmi, tutti la conoscono, ma pochi si sono imbattuti in lei o nei suoi prodotti quelli veri intendo.
Una terra così piccola, che trasuda bellezza in ogni suo angolo e ha storia da vendere, un posto da lasciarci il cuore. Cercherò di riassumere tutte le bellezze incontrate, anche se ce ne sarebbero molte altre. Prima fra tutte la geografia: un paesaggio montuoso con vette oltre i 4.000 metri.A nord troviamo le Alpi Pennine (Cervino e Rosa), mentre da ovest a sud le Alpi Graie con il Monte Bianco e Gran Paradiso.In mezzo alla vallata di origine glaciale, il fiume Dora Baltea divide la regione dove si diramano oltre una dozzina di valli minori.La viticoltura è dislocata principalmente nel versante esposto al sole lungo tutta la valle, ma potrete trovare degli scorci mozzafiato di viticoltura eroica su entrambi i versanti.Suoli prevalentemente franco-sabbiosi, sabbia, tanto che in certi vigneti mi sembrava di essere sui lidi ferraresi. I microclimi che si generano nelle varie zone sono tutti caratterizzati dal fiume, da inverni gelidi e brezze termiche nel periodo primaverile, tutti aiuti naturali contro parassiti e malattie, a parte la siccità che può mettere in difficoltà le produzioni. Possiamo dividerela valle in tre parti associandogli i principali antichi vitigni del gruppo Orious (autoctoni) anche se ce ne sono molti di più di quelli che citerò, al riguardo consiglio un incontro con il bioenologo Giulio Moriondo a cui si deve gran parte della riscoperta autoctona valdostana, oltre ad essere l’unico ad avere il Petit Rouge a bacca bianca, ma torniamo a noi:
- la bassa valle salendo da Poin Saint Martin dove troviamo i terrazzamenti da cartolina con inclinazioni eroiche, allevati a Topia (pergola) e dove trova dimora il Picotendro, un biotipo di Nebbiolo, ma anche altri vitigni come il Vien de Nus, il Ner d’Ala e il Roussin;
- la media valle inizia da Saint Vincent, è il cuore della valle, qui troviamo i principali vitigni allevati a spalliera e incerti casi ad alberello, dimora principalmente le bacche rosse come il Petit Rouge, Cornalin, Fumin, Mayolet, Neyret e Vuillermin, a bacca grigia la Prëmetta e il Malvoisie (Pinot Grigio) mentre a bacca bianca il moscato bianco e erbaluce;
- l’alta valle inizia da La Salle e arriva fino a Morgeux, qui ritorna la pergola, ma bassa da 50 cm fino un massimo di 140 cm di altezza e va a toccare punte fino ai 1.200 m con il suo unico vitigno a bacca bianca franco di piede il Prié blanc.
Arrivato a questo punto posso rispondere ai miei dubbi iniziali ed esprimere due pensieri primari su questa regione: il primo è che è ricca, ricca sotto tutti i punti di vista e forse questa ricchezza in una così piccola regione di alta montagna non ha fatto molto bene alla creatività, intraprendenza, apertura e condivisione; il secondo, nettamente positivo, è l’eleganza che ho ritrovato in tutto, dalle persone ai vini, dove anche la prova di vasca fecciosa più torbida che ho trovato resta più leggera e aggraziata di alcuni vini imbottigliati. Sì, per me la Valle d’Aosta è eleganza.
Regione Chabloz 45°N | 7°E | 650 m 10.000 bottiglie anno fondazione 2013
Maestri Artigiani
Stefania e Fabien ma che bella storia ma che belle persone, quando trovo casi come questo non vedo confini, mi diverto da matti! Due giovani enologi lei Milanese, lui Francese, si incontrano per lavoro in Svizzera e il gioco è fatto.Iniziano a progettare una vita insieme, che ovviamente comprende la viticoltura. La culla dove far nascere la loro famiglia e questo nuovo percorso si trova sulla collina panoramica di Aosta, tra i 600 e 800 m, ridando vita ad un agriturismo dismesso. Ecco, fermatevi un secondo e pensate a quante piccole cose iniziano ad intrecciarsi, ma andiamo avanti ed entriamo nel vigneto.Indue ettari di terra emergono ben 12 vitigni diversi e qui il gioco si fa sempre più complesso con il rischio di non essere comprensibile, ma questi due ragazzi mi stupiscono con un approccio filosofico, portando l’attenzione ad un altro livello, più nobile, senza prescindere dall’essere dei tecnici preparati.Lo scopo primario è quello di creare per comunicare e diffondere messaggi per la mente e per l’anima. Tendo a selezionare vignaioli che hanno forti legami con il territorio altrimenti mi manca qualcosa ma con loro devo dire che ho percepito umiltà e rispetto nei confronti della comprensione del territorio valdostano, che hanno saputo raccontarmi e valorizzare meglio di altri valdostani più radicati e spesso seduti sugli allori. Inoltre, tutte queste piccole cose,“Les petits riens” per l’appunto, sono ricchezza per l’anima. Vi invito a scoprire ogni loro emozione imbottigliata con la mente e con il cuore.
“Fermarvi un istante e vivere appieno questo momento d’incontro con una nuova esperienza.”
Stefania e Fabien